lunedì, giugno 26, 2006

Intervallo n°2

Oggi, con il nuovo meme propostomi dalla Apprendista Cuoca facciamo di nuovo un intervallo, e il paesaggio del giorno altro non può essere che un luogo fresco e ombroso come quello qui sopra!
Mai come quest'anno, desidero il mare, anche perchè sono curiosissima di vedere le reazioni di mia figlia a questo elemento che l'anno scorso ha appena conosciuto ma di cui credo non abbia memoria. E poi vi assicuro che è durissimo affacciarsi, vederlo e non potercisi tuffare!!! Spero tanto il prossimo fine settimana di tornare nei luoghi oggetto di queste foto. Questa volta infatti, l' "Intervallo" (e ricordate sempre di immaginare il sottofondo di arpe soporifero) ci ha condotto in Puglia sul Gargano, lo sperone d'Italia, una terra bellissima e dai caratteri fortemente "Mediterranei". Infatti a tratti, assomiglia alla Grecia, basta guardare le case come prospettano sul mare! Forse per questo esiste una Rodi garganico.
Prima di attaccare con il meme, termino la rassegna garganica con la fotografia di un "trabucco" un curiosissimo marchingegno per la pesca piuttosto comune da quelle parti. C'è anche un bellissimo ristorante che ne adopera uno come terrazza sul mare. Magari se torno a mangiarci lo recensisco.
5 COSE NEL MIO FREEZER:
- Una confezione di cuori di carciofo surgelati.
- Una confezione di funghi surgelati.
- Una confezione di gamberetti surgelati.
(e queste tre cose ce le ho sempre, inderogabilmente, e se finiscono le compro subito)
- La "manina" ghiacciata per i denti di mia figlia.
- Il rondellone della gelatiera che vive li dentro tutto l'anno.
5 COSE NEL MIO ARMADIO:
- Un jeans taglia 40 piccola, nel quale non entrerò mai più nemmeno se prego in sanscrito, ogni tanto lo guardo e mi chiedo se il fatto che entrassi li dentro è vero o è solo una proiezione della mia fantasia.
- Un jens 44 premaman, che è il jeans più comodo del mondo e anche se non sono incinta lo metto che è un piacere!!!
- Un vestito da sposa poco più largo del jeans 40, che riposa in pace - e mi chiedo anche per questo, come ho fatto 2 anni fa soltanto, proprio in questa giornata, ad entrarci...
- La tuta blù di quando lavoravo all' ENEL.
- Il giubbotto di pelle nero del liceo che ho il coraggio di mettermi ancora e non solo quando vado in cantiere.
5 COSE NELLA MIA MACCHINA:
Macchina??? Che macchina??? Haaa quelle cose puzzolose e rumorose che vedo per strada??? No grazie, non adopero strumenti del demonio.
5 COSE NELLA MIA BORSA:
- La macchina fotografica digitale, perchè ogni volta che esco può capitarmi qualcosa di straordinario.

- Un libro, perchè se la metro restasse ferma un giorno intero in galleria, saprei cosa fare.
- Il bancomat, perchè non ho mai più di 2 euro nel portafogli.
- Gli occhiali da sole, perchè detesto camminare con il sole negli occhi.
- Un accendino e/o penna e/o cellulare e/o fate voi, rigorosamente non funzionante.
Al prossimo meme.

venerdì, giugno 23, 2006

San Giovanni

Quella che sta per arrivare è da secoli, con quella di Natale, una delle notti più misteriose e incredibili dell'anno. L'attenzione per questa notte magica, deriva essenzialmente dalla sua parentela col solstizio d'estate; in questi giorni infatti, e precisamente dal 21 giugno, il sole sorge e tramonta nella stessa posizione rispetto all'orizzonte. La sua corsa, ricomincia proprio il 24, giorno di San Giovanni e notte di magia.
La religione cattolica, spesso sincretica con avvenimenti appartenenti alle tradizioni pagane, lega la nascita del Battista a questo evento astronomico che, celebrato con riti e festeggiamenti molto prima dell'avvento del cristianesimo, non era sfuggito all'attenzione umana; analogamente per il solstizio di inverno, quando il sole riprende la sua corsa, nasce Gesù Cristo, esattamente sei mesi dopo. Così oggi, per la festa di San Giovanni, si svolgono celebrazioni con una strana mescolanza di sacro e profano.
E di mescolanze ce ne sono molte in una notte in cui il Sole, astro di fuoco, entra nel Cancro, segno di acqua; e acqua e fuoco sono gli elementi che governa il Santo, che battezza con l'acqua e al quale si accendono, in omaggio, fuochi.
Ma il fuoco serve anche a scacciare le streghe che questa notte, secondo la tradizione, volano verso il grande albero di noce di Benevento per riunirsi in un sabba colossale.
Ora io non so se sia per questo che le noci colte all'alba del 24 giugno siano così speciali. Fatto sta, che sono le sole con le quali si può preparare il nocino (nocillo a napoli), un liquore caslingo, taumaturgico quanto alcolico.
La ricetta del Nocino è talmente variabile che ve ne indico una diciamo così "possibile", che deriva da una mia personale interpretazione di quella fornita nel libro Pasticceria Napoletana, edizioni marotta. L'unica costante è che vada preparata, per ogni litro di alcol, con 20 noci raccolte all'alba del 24 giurno.
  • 20 noci raccolte all'alba del 24 giurno
  • 1 lt di alcool purissimo a 95°
  • 600 gr di acqua (può variare a piacere)
  • 600 gr di zucchero (può variare a piacere)
  • pisto (miscela di spezie di combinazione quasi alchemica fra cui: cannella, chiodo di garofano, noce moscata e china)

Tagliate le noci a spicchi senza sbucciarle, mettetele in un vaso di vetro ben pulito e asciutto. Versate l'alcool, chiudete ermeticamente ed esponetelo al sole 40 giorni. Preparate uno sciroppo sciogliendo, in un pentolino sul fuoco lo zucchero nell'acqua. Quando lo sciroppo si sarà raffreddato, aggiungetelo all alcool del vaso da cui, nel frattempo, avrete tolto le noci. Unite il pisto, ed esponete al sole per altri 20 giorni. filtrate il nocillo, imbottigliatelo e consumatelo almeno un mese dopo.

E stanotte, non stupitevi se vedrete il cielo attraversato da una trave fiammeggiante. Ma questa è un altra storia.

giovedì, giugno 22, 2006

Sempre più veloce


Il sabato sera, giorno che precedeva la festa, e quindi il rituale del ragù, mia nonna, donna estremamente pragmatica, organizzava sempre una cena veloce. Lo scopo era quello di non mettere "m'bruogli mmiez'", ovvero, disordine suprerfluo in cucina, campo di battaglia che doveva restare sgombro in attesa del cimento domenicale.
La cena tipica dei sabato sera della mia infanzia, erano dunque "e' pizzelle", ovvero delle meravigliose pizzette fritte, del diametro di massimo 10 cm, che mia nonna condiva con un sughetto di pomodoro appena bollito, una generosa manciata di parmigiano e una foglia di basilico.
La rapidità della preparazione, consisteva sopratutto nel fatto che la pasta delle "pizzelle", veniva acquistata alla pizzeria "il 22", poco lontano da casa, e assemblata rapidamente senza sporcare troppe pentole se non una piccola ma pesantissima padellina di ghisa (un wok primordiale?) per la frittura.
Una cosa bellissima di Napoli, è che infatti in pizzeria o nei forni, non solo ti vendono la pasta, ma anche il "criscito" ovvero il "lievito madre" che Petula insegna a fare e "coltivare" con amore.
Io che sono un po meno pragmatica di mia nonna, anche se un tantino più impegnata, preferisco comprare quest'ultimo e fare io la pasta in casa, anche perchè la cosa è molto più rapida di quanto non si creda, sopratutto con un robot da cucina in grado di impastare.
Ma poiché la velocità, è una cosa che prende la mano fino a prendere accellerazione, rispetto a mia nonna la mia cena per non mettere "m'bruogli mmiez'", è ancora più rapida.
Le Pizzette semi & aromi, si preparano così:
  • 500 gr di pasta per pizze (farina e acqua) lievitata
  • una manciata di semi di zucca
  • una manciata di semi di sesamo
  • una manciata di semi di girasole
  • un pizzico di origano
  • un rametto di rosmarino
  • peperoncino rosso macinato
  • olio extravergine di oliva
  • qualche cristallo di sale grosso

Preparate delle piccole pizzette del diametro di 10 cm con la pasta di pane. Ponetele in una teglia unta e conditele con i semi, gli aromi, qualche cristallo di sale, un filo d'olio e peperoncino in base alla tolleranza. Infornate a 180 per 20-30 min (dipende dal forno) fino a che non siano belle dorate.

Mangiatele ben calde per accompagnare formaggi o affettati. E rilassatevi: dopo avrete solo una teglia da lavare.

domenica, giugno 18, 2006

Recensione

Questo è il posto dove sono andata a cenare venerdi sera in occasione del mio ...esimo compleanno.
Presto vi posterò la "recensione" del ristorante in questione, per ora godetevi il panorama!!!
Bene come promesso ecco qualche indizio in più, il posto è questo!!!
Gli antipasti caldo e freddo - di pesce nel nostro caso - o di "terra", ovvero di verdure, sono sempre diversi a seconda della stagione o del capriccio del cuoco.
Nel nostro caso, si tratta di, da sinistra in basso girando in senso orario, una insalatina di polpo freschissima, un bocconcino insolito ma particolare di mozzarella di bufala con salmone, degli involtini di melanzana e alici marinate; il piatto di destra, contiene dei "cicinielli", ovvero bianchetti in pastella, uno sformato di peperoni e spada e una caponatina di seppie.
Devo dire, gli antipasti, sono la cosa davvero notevole del locale assieme al panorama.
Tra i primi, per i miei gusti un tantino salati - ma io mangio davvero senza sale quindi non faccio testo - consiglierei francamente di scegliere dei "classici" scialatielli -pasta fresca di semola e acqua tipica del sud - con i frutti di mare oppure dei risotti o anche le tagliatelle al nero di seppia. Stavolta, abbiamo invece preso dei piatti più particolari, mio marito degli strozzapreti alle verdurine e cozze - comunque ottimi -e io delle tagliatelle verdi con seppie e rucola -. Onestamente, di quest'ultimo piatto, devo dire ottima la pasta molto meno il condimento.
Per i secondi, il pesce, a mio parere, va rispettato, quindi niente "stranezze" ma cotture "classiche"; però il mio parere conta poco, perchè come avrete ben capito io sono proprio "devota", nel senso che per me cucinare e mangiare pesce è un esperienza quasi mistica - mi accorgo solo ora di non aver mai postato ricette di carne - non perchè sia vegetariana, ma perchè a casa mia, la carne, si mangia ogni due mesi.
Tornando a noi, abbiamo quindi preso una frittura classica calamari e gamberi della quale decisamente non ci si pente mai, ben fatta e croccante, e una meravigliosa frittura caldissima di alici con tanto di lisca - come si fanno qui a Napoli e dintorni. Ve le consiglio con una spruzzta di limone e una macinatina di pepe nero. Consigliabile anche, perchè "frequentata" altre volta, la frittura di paranza - pesciolini piccoli pescati da pochissimo.
Per i dolci, non perdetevi la caprese. Io che sono pazza dei dolci al cucchiaio, prendo sempre un meraviglioso semifreddo all'amaretto, mio marito una panna cotta ai frutti di bosco che non è esattamente quella confezionata, tutt'altro! Qui i dolci sono molto ben presentati e davvero gustosi, ricordo infatti anche un' ottima mousse al cioccolato.
Per i vini, io non è che ne capisca, ma la carta mi pare discreta e sopratutto non esosissima.
Noi ce la siamo cavata con un Greco di Tufo cantina "Feudi di San Gregorio".
Il prezzo per tutto questo? Molto meno di quanto crediate. Ma sopratutto il luogo e davvero ameno, e la disponibilità, gentilezza ed educazione delle due coppie di amici che lo tengono, davvero notevole.

mercoledì, giugno 14, 2006

Primizie

Scopro, dopo una rapida rilettura di qualche post, che le chiacchiere di queste pagine stanno diventando sempre più un diario della mia quotidianità. Non avrei mai pensato che il blog prendesse questa piega; certo, "chiacchiere" e "sciocchezze", oltre alla cucina, erano previste, sin dagli esordi, fra i suoi contenuti , ma credevo avrebbero avuto un carattere meno affabulatorio e personale.
E invece mi accorgo che al di la della consueta ricetta, il preambolo racconta quasi sempre quello che di "strano" mi è accaduto in giornata. Praticamente, una continua risposta alla domanda n°12 - avete visto qualcosa di strano oggi - del meme-test di ape (della cui acutezza mi sono accorta con ritardo, a causa di un inconsueto ascesso di pragmatismo e me ne scuso).
La cosa "strana" che ho visto ieri, e che per la verità, vedo ogni martedì, è il pellegrinaggio delle vistite verso il carcere femminile. Sì, perchè questo dove vivo, non è solo un luogo di mercati e di traghetti, non c'è solo il mare dei pescatori o dei gitanti.
C'è anche un mare che si intravede appena oltre il colmo di un muro, dietro una grata spessa, la cui freschezza è solo una promessa dentro un odore salato che si dissolve rapido, quando gira il vento. Nei giorni sempre uguali del carcere, giorni senza alberi, pioggia o vento, quel profumo è l'unico messaggero, che racconti del trascorrere delle stagioni; l'unico oltre le visite del martedì.
Perchè di martedì, con le visite arriva il cibo, cibo vero, non la roba della mensa; e con il cibo, nel carcere, irrompe la vita. Quei pacchi di caffè, quegli involti profumati, quelle sporte di frutta, sono una speranza; una speranza che racconta cosa succede fuori da quei cancelli dove, assieme ai figli e alle scelte sbagliate, queste donne hanno lasciato anche il sole e la pioggia, il vento e il mare.
Fragole, fave, pesche e broccoli, dicono in che mese ci si trova meglio di un calendario. Il loro aspetto, sano o patito, racconta la grandine e la siccità, il caldo precoce e la gelata improvvisa.
Ieri tre rose in un giornale, adgiate sulla sporta di acune nomadi in attesa, mi hanno raccontato tutto questo. Mi piace immaginare che quei fiori, metafora di una primavera terminale, lo siano anche del contenuto dell'intera sporta. Sotto il giornale, penso trovi posto un carico di primizie pronto ad annunciare l'estate incombente.
Primizia sono i fagioli freschi di questa ricetta, Orecchiette rucola e gamberetti in crema di fagioli freschi che per 6 persone si preparano così:
  • 500 gr di fagioli freschi con baccello
  • un mazzetto di rucola
  • 500 gr di gamberetti
  • 500 gr di orecchiette fresche
  • 7 pomodori pachino
  • uno picchio di aglio
  • 7 cucchiai di olio
  • una tazza d'acqua
  • una presa di sale
  • un pezzetto di peperoncino
  • un ciuffo di prezzemolo
  • una costa di sedano

Sgusciate i fagioli, metteteli con aglio, olio, peperoncino, prezzemolo e sedanosale e pomodori nell'acqua e fate cuocere a fuoco lento per circa un ora o fino a quando i fagioli saranno quasi fatti e l'acqua ridotta della metà (se doveste aggiungere acqua in cottura sempre calda mi raccomando). Mettete sulla pentola dei fagioli un cestello per la cottura a vapore e cuocete brevemente i gamberetti (max 10 minuti). Cuocete le orechiettte in abbondante acqua poco salata, e solatele. Eliminate la costa di sedano, il prezzemolo, l'aglio e le pelli dei pomodori e passate i fagioli la cui acqua dovrà essersi asciugata del tutto. Mescolate in una zuppiera le orecchiette con la crema di fagioli freschi e i gamberetti al vapore. Spezzettate con le mani, direttamente sui piatti, la rucola.

E W la libertà!

domenica, giugno 11, 2006

Tempo di gite

Con l'arrivo della bella stagione e la chiusura delle scuole, le strade del porto pescoso e sulfureo dove mi affaccio, si riempiono di gitanti; complice di questo rito che ogni anno si ripete senza sostanziali variazioni, il vicino attracco dei traghetti per le isole.
In realtà, la stagione delle gite fuori porta, e nello specifico di quelle verso le isole del golfo, si inaugura, con una overture degna di una prima della Scala, quando la primavera è ancora una promessa incerta; precisamente, il giorno di Pasquetta.
Per ogni napoletano che si rispetti, dirigersi quel giorno verso un isola del golfo è come per un musulmano andare in pellegrinaggio alla Mecca: bisogna farlo almeno una volta nella vita! Sorvolando impavidi su interminabili code alla biglietteria, bambini che patiscono di mal di mare e avverse condizioni metereologiche, caschi il mondo, a Pasquetta si va in gita perchè è tradizione!
C'è da dire anche un altra cosa: per imperscrutabili motivi, in questo angolo di mediterraneo, dove anche in gennaio ci sono giornate il cui sole fa impallidire - perdonate il luogo comune - perfino il sole estivo di altre terre, a Pasquetta, irrrimediabilmente, piove.
La soluzione dell'arcano è probabilmente da rintracciare nell'ipotesi di qualche riga fa; per il napoletano, la gita di Pasquetta non è un divertimento, è un pellegrinaggio, un rito doveroso, un percorso di espiazione.
E come tale viene vissuto da ogni suo partecipante.
Cominciando dal padre di famiglia, che incontriamo sbuffante come una locomotiva mentre "si fa strada" - ce lo avete presente come si fa strada un napoletano medio si? - carico di bagagli come un profugo afgano, verso l'imbarco del traghetto. Proseguendo incrociamo la nonna, perennemente pantofolata causa piedi che non confermano più la corrispondenza fra funzione e forma; la vecchina raccogliendo le sue ultime energie da mozzo ottuagenario, si inerpica per la stretta scaletta del traghetto, portando seco derrate alimentari atte a sfamare almeno 8 generazioni di velociraptor. I bambini poi, sono gli autentici martiri della situazione. Precedentemente rimpinzati di cibo, sempre a causa di imprescindibili obblighi tradizionali, come un cammello prima di una traversata del deserto, soffrono dal primo all'ultimo - e in mezzo, di solito, ce ne passano parecchi - di mal di mare. Per finire, ansante arriva la madre, la cui sola definizione, "madre", evoca immediatamente l'idea di martirio. Reduce già dalle fatiche delle precedenti festività - avete presente quanto tempo ci vuole per preparare una pastiera e un casatiello come si deve? - la povera donna è sveglia dalle 5 per preparare il "frugale" pranzo al sacco per la gita.
Tralasciando le innumerevoli pietanze, variabili da famiglia a famiglia, che trovano il proprio culmine in immensi "ruoti" di pasta al forno e capretto con le patate, la regina di ogni gita partenopea è lei: la frittata di maccheroni!
La mia, è una versione "borghese", fatta di pasta cotta per l'occasione e "nobilitata" da tre profumi, il limone, il basilico e il pepe; la versione "tradizionale" invece, si prepara di solito con gli avanzi "arruscati" degli ziti al ragù del giorno prima, e magari in mezzo ci capita pure qualche pezzetto di "tracchiolella".
Per preparare una Frittata di spaghetti ai tre profumi occorrono:
  • 300 gr di spaghetti
  • 5 uova
  • 50 gr di parmigiano grattugiato
  • un ciuffo di absilico freschissimo
  • pepe nero macinato al momento
  • il succo di mezzo limone
  • sale
  • qualche cucchiaio di olio extravergine di oliva

Preparate la pasta e scolatela al dente. Mescolate le uova, meno uno, con il basilico spezzettato con le mani, il formaggio, una generosa macinata di pepe, e il succo di limone. Fate riscaldare l'olio - non tantissimo, giusto un fondo - in una padella. Mescolate le uova alla pasta, e gettate il composto nell' olio sfrigolante. Versate ora sulla pasta l'ultimo uovo rimasto precedentemente battuto. Fate cuocere bene da un lato e giratela. Terminate la cottua dall'altro lato. Salare la superfice che deve risultare croccante e brunita in alcuni tratti.

E adesso correte, altrimenti perdete il traghetto.

venerdì, giugno 09, 2006

Fronn' e limone...

L'intercalare "a fronn' e limone" indica, nel dialetto napoletano, un genere canoro molto preciso; si tratta del cantare canzoni, ovviamente d'amore, con tutto il "sentimento". La cosa, impone un notevole repertorio di gorgheggi, che si declina in un crescendo di variazioni sul tema tanto più ricco quanto maggiori sono le capacità canore dell'esecutore. Insomma, se mi si consente di scomodare la Musica con la M maiuscola, si tratta di una sorta di "virtuosismo barocco", tradotto da clavicembalo a cantante di giacca.
Pur avendo rintracciato il significato dell'intercalare, non ne conosco però l'etimologia; non mi riesce, infatti, di risalire alla motivazione che lega, a detto genere canoro, le foglie -fronne - dell'agrume in questione.
Regina delle piante mediterranee, Il limone produce frutti la cui esistenza, giustifica buona parte della cucina meridionale. Dal limoncello - del quale prometto di postre presto la mia personale rietta - alla delizia al limone, moltissime sono le ricette che rendono omaggio a questo agrume. Personalmente, quella che prediligo è lo Choux al limone del quale vi darò una versione probabilmente apocrifa, ma di sicura riuscita e di facile realizzazione. Per circa 15 choux proseguite così:
Per la pasta (ricetta estratta dal volume Pasticceria napoletana, Marotta edizioni):
  • 250 gr di acqua
  • 150 gr di farina 00
  • 100 gr di burro
  • 4 uova
  • un pizzico di sale

Per il ripieno e la decorazione:

  • mezza lattina di latte condensato (grazie Cannella che me lo hai ricordato!!!)
  • 250 gr di mascarpone
  • la scorza grattuggiata di un limone
  • una fialetta di essenza di limone (tipo olio essenziale)
  • zucchero a velo

    Preparate gli choux (che io da buona napoletana non chiamo bignè...) mettento sul fuoco l'acqua; quando accenna a bollire, togliete il tegame dal fuoco e versate la farina setacciata tutta di un colpo, mescolate con vigore e riportate la "polentina" sul fuoco basso, fino a quando non si staccherà dalle pareti. Spegnete, e rovesciate la pasta su un ripiano di acciaio o marmo lasciandola raffreddare. Rimettetela poi nel tegame (raffreddato se no le uova "cuociono"!) e aggiungete le uova una alla volta, incorporandole con vigorose rotazioni di un cucchiaio di legno (è consigliato un uomo nerboruto per l'operazione). Quando la pasta sarà liscia e farà delle "bolle" ponetela in una tasca da pasticciere e fatene degli choux appunto (piccoli cavoletti) che porrete a una certa distanza su una placca da forno leggermente unta. Infornate ad alte temperature (220° circa) per 6 o 7 minuti, poi abbassate la temperatura a 180° e cuocere per circa altri 10 minuti o fino a quando non diventino bruno-dorati. Nel frattempo, montare con le fruste il mascarpone, la mezza lattina di latte condensato e l'essenza di limone - non il succo se no il mascarpone "impazzisce" e il composto diventa acido, deve essere l'olio estratto dalle scorze, lo trovate nei negozi per pasticcieri. Consiglio, inoltre, di aprire la lattina del latte il giorno prima e conservarne il contenuto in un contenitore di vetro posto in frigorifero, in modo che di "addensi" un po. Farcite gli choux con la crema ben fredda e spolverizzateli con zucchero a velo profumato con la scorza grattuggiata di un limone.

    E dopo che li avrete mangiati, faciteve na "cantata" pure vuje.

    martedì, giugno 06, 2006

    Intervallo...

    Ricordate? Negli anni '70, in tempi in cui la TV 24 ore non stop era inimmaginabile, gli spot erano confinati in un preciso angolo televisivo denominato "Carosello"; l'interruzione fra un programma e l'altro, invece, era scandita da "L'intervallo".
    Questo spazio televisivo "vuoto", - incredibile per giorni nostri - veniva riempito con immagini-cartolina di amene località italiane, con tanto si sottofondo musicale di un genere che definirei "classico-ipnotico".
    Se riuscite a richiamare alla mente le soporifere note di cui sopra, le "figure" ce le metto io. Si tratta di paesaggi valdostani, omaggio ai miei "colleghi di food blog", Remy e Kat, scribacchini e cuochi cartacei.
    Faccio un breve intervallo dunque, rispetto all'ordine consueto dei miei post - "fatterello" e ricetta conclusiva - anche per postare il test-meme suggeritomi da Ape.
    E' un test che non vi svelerà alcunchè di recondito della vostra personalità, ne' vi farà vincere niente...L'avrò fatto per questo?
    Test-meme (in rosso le mie risposte):
    Prendete il libro più vicino a voi e aprite alla pagina 18. Cosa c'è scritto alla 4° riga?
    ...zione era stata di disgusto. Sentii subito (e mia zia...
    Qual è l'ultima cosa che avete visto alla televisione?
    La soap "Un posto al sole".
    Senza guardare indovinate che ore sono
    13:10
    Adesso verificate che ore sono veramente
    13:11
    Oltre al rumore del vostro computer che altri rumori sentite?
    Il vicino che (come al solito) sposta i mobili, una moto che passa.
    L'ultima volta che siete uscite che cosa avete fatto?
    Ho portato l'affitto al padrone di casa.
    Prima di cominciare questo questionario che cosa stavate guardando?
    Il mio blog.
    Che cosa indossate?
    Cavolo sono ancora in pigiama e devo uscire fra 20 minuti!
    Avete sognato la notte scorsa?
    Si, facevo i biscotti al vino bianco.
    Quando avete riso per l'ultima volta?
    Stamattina sentendo mio marito che cantava nella doccia.
    Cosa c'è sulle pareti della stanza in cui vi trovate in questo momento?
    Una rana con gli occhi rossi, disegni di mia figlia, cartoline di architetture, due diplomi di laurea.
    Avete visto qualcosa di strano oggi?
    Le formiche che attentavano a qualcosa di non meglio identificato caduto chissà quando, sotto la cesta delle fotografie.
    Cosa pensate di questo questionario?
    Dove vuole andare a parare?
    Qual'è l'ultimo film che avete visto?
    L'uomo perfetto.
    Se diventassi multimiliardario stasera cosa faresti per prima cosa?
    Guarderei le offerte immobiliari a caccia della casa dei miei sogni.
    Racconta qualche cosa di te che non sappiamo ancora
    Parlo un po' il portoghese.
    Cosa cambieresti?
    Tutto tranne 2 persone
    Se potessi cambiare qualcosa al di fuori della politica o del senso di colpa che cosa cambieresti?
    Che cosa si può cambiare che non abbia a che fare con la politica?
    Ti piace ballare?
    Decisamente non in discoteca.
    George Bush?
    Un coglione che si è trovato al posto giusto al momento giusto (e casualmente aveva un papà presidente delgi States).
    Quale sarà il nome del tuo primo figlio nel caso fosse una femmina?
    Il primo figlio già ce l'ho, è femmina e si chiama Arianna.
    Quale sarà il nome del vostro primo figlio nel caso fosse maschio?
    Si sarebbe chiamato Vincenzo come suo nonno.
    Aveta già sognato di vivere all'estero?
    Si, a Lisbona o a Faro in Portogallo.
    Cosa vorreste che Dio vi dicesse quando varcherete la soglia del paradiso?
    Avevi ragione tu, non esisto...puff...(e scompare teatralmente).
    Quali sono le altre 4 persone che dovrebbero fare questo questionario sul loro blog?
    Onestamente non lo consiglierei.

    venerdì, giugno 02, 2006

    Non è mai abbastanza

    Non so voi, ma una delle mie principali preoccupazioni, è quella di non dare abbastanza da mangiare a chi siede alla mia tavola.

    Per quanto razionalmente, cerchi di convincermi che al giorno d'oggi sono tutti un po' a dieta, che i buongustai preferiscono la qualità alla quantità, che troppi sapori confondono, per me un pasto non può non comprendere almeno 5 o 6 differenti portate. Sì, perchè questa fissazione investe non la "quantità" di cibo nel piatto, ma la "varietà" dei medesimi.

    Ci tengo a chiarire che la cosa non riguarda me, che adoro i piatti unici, ne mia figlia, miracolosamente scampata a questa mia "sindrome della nutrice"; sarà perchè l'averla allattata al mio seno per 8 mesi ha placato questo istinto, ma non mi sono mai preoccupata, da quando è nata, che non mangiasse abbastanza.

    Già diverso è il discorso nei confronti di mio marito; sebbene sia certa che quell'"impercettibile" strato d'adipe, su quelli che furono i suoi fulgidi addominali, non sia il segno di una denutrizione, quando decido di cucinare per lui oltre quello che è il nutrimento quotidiano, preventivo sempre un bel po' di portate. Fortunatamente però, c'è di solito un intero week end per rendere loro giustizia. Questo non accade invece quando invito gli amici, sui quali questa mia fissazione si riversa in maniera ancora più acuta, proprio perchè concentrata nell'arco di un unico pasto.

    Ma il picco massimo della "sindrome", lo raggiungo con il mio socio di studio. A mia discolpa, devo dire, che in casa sua, ogni pasto, sembra l'ultimo di un gourmet condannato a morte; regina incontrastata di questa pratica resta sua suocera, che di defoult, prepara ogni mattina almeno tre primi, un paio di secondi e un dolce. Insomma, il soggetto in questione, evidentemente ipernutrito e compiaciuto di esserlo è, ammettiamolo, un commensale da competizione.

    Ora dato che i nostri incontri sono, nella maggior parte dei casi, lavorativi, sarebbe mio dovere e interesse, spezzare questa "catena gastronomica"; e invece, lo ammetto, con la mia "sindrome" concorro, tragicamente, ad alimentarla.

    La principale ansia che mi avvolge, è sopratutto quella della poca “varietà” delle mie proposte alimentari. E così, l’ultima volta, un insalata di pasta e una caprese, mi sembravano davvero un pasto miserabile.

    Cosa aggiungere al menù? Sopratutto considerando che le materie prime dovevano essere immediatamente reperibili - leggasi dovevano trovarsi già nel frigo – e che la preparazione richiedeva eccezionale rapidità , come compete ad un comunissimo giorno lavorativo, caratterizzato, per giunta, da imminenti scadenze?

    Carote! Ecco una cosa che tutti hanno in frigo! E quindi, rapidissima, preparavo queste Carote al vapore alle due spezie, curry e paprica che per 4 persone si preparano così:

    • 500 gr di carote
    • 5 cucchiai di olio extravergine di oliva
    • 5 cucchiai di aceto balsamico
    • sale
    • curry
    • paprica
    • un ciuffetto di prezzemolo
    • uno spicchio d’aglio

    Pelate le carote e cucinatele al vapore senza farle disfare troppo. Preparate una vinaigrette emulsionando in una tazze le spezie, il sale, l’olio e l’aceto balsamico. Tagliate le carote julienne, ponetele in una terrina e mescolateci un trito di aglio e prezzemolo. Unite la vinaigrette e mesolate bene.

    Il giorno dopo saranno senza dubbio più saporite. Ma non ci arriveranno; come abbiamo detto, son state fatte perché non ne abbiamo mai abbastanza!